A inizio 2017 decisi di partire con una nuova vasca.
Volevo un acquario di piccole dimensioni con molte piante in cui ospitare delle caridine, lumache e magari qualche nanofish, possibilmente utilizzando acqua di rete.
Allora iniziai valutando i vari cubetti in voga negli ultimi anni senza però, per un motivo o per l’altro, trovare nulla di adatto alle mie esigenze.
Così alla fine la scelta cadde su un 75l aperto della Ferplast con mobile comprato su Amazon, che avrei illuminato con una lampada led di Aquariumline, affidando la filtrazione ad un Eden 511 e non avrei utilizzato riscaldatore, prevedendo temperature comprese tra i 20 e i 28°.
Successivamente ho iniziato a procurarmi il necessario per arredarla, partendo dal materiale di fondo, un ghiaietto inerte nero con granulomatria da 1/3mm, per arrivare a legni e rocce scure, entrambi raccolti in natura.
Dopo aver fatto qualche aggiunta ai tronchi di robinia che avevo trovato e avendo un ramo di mangrovia residuato di altri allestimenti, provai la disposizione appoggiandoli sulla base in plastica della vasca.
Passai poi alla progettazione del layout e alla scelta delle piante da inserire.
Volendo limitare il più possibile l’uso di fertilizzanti, non volendo erogare CO2 e soprattutto per la mia totale inesperienza nella coltivazione di piante in acquario, optai per delle cosiddette “piante facili” e per dei muschi. Prime su tutte 2 o 3 varietà di Anubias, che avrei fissato a rocce e tronchi, Bucephalandra, Fissidens, Taxiphyllum, Najas e delle galleggianti (inizialmente Salvinia successivamente più volte sostituita, come spiegherò più avanti).
Finalmente dopo lungo tempo, passata l’estate, arrivò il momento di allestire!
Così iniziò la maturazione durata 2 mesi abbondanti, in cui mi sono limitato ad aggiungere l’acqua evaporata e a metà dei quali ho iniziato ad inserire i primi gasteropodi. Nello specifico Physa (che in realtà non ho inserito volutamente, ma sono arrivate con le piante) Melanoides tubercolata, in modo che aiutassero a smuovere il fondo, evitando così la formazione di zone anossiche, e Planorbella dury color rame.
Arrivato il momento di inserire le caridine, che visto il mio desiderio di utilizzare acqua dura sarebbero state delle davidi, ho avuto l’occasione di acquistare una quindicina di bloodymary da un privato.
Dopo essersi ambientate per qualche tempo le caridine iniziarono a riprodursi e la felicità raggiunse i massimi livelli quando vidi la prima femmina con le uova.
E per festeggiare Bucephalandra in fiore.
Il problema più grosso che ho incontrato è stato ottenere buoni risultati con le galleggianti.
Inizialmente inserii della Salvinia auricolata che pareva andare nella giusta direzione, ma dopo le prime nuove foglie “normali” cominciò a produrne di molto piccole e piatte simili a quelle della cugina S. natans e pensando la mancanza di luce solare a cui erano abituate quelle che avevo comprato fosse il problema, decisi dopo poco di sostituirle.
Inserii allora delle piante di Limnobium laevigatum, che dopo pochi giorni si riempiono di afidi e in breve dovetti cestinarle, nonostante più volte tentai di eliminarli, estraendo e sciacquando le piante. Riprovai con la stessa essenza, ma una volta iniziato a vegetare anche loro producevano nuove foglie più piccole di quelle presenti, come la Salvina e per di più praticamente bianche, allora credetti che oltre alla luce del sole mancassero nutrienti.
Ma non volevo fertilizzare e pensavo la mia plafoniera fosse sufficiente almeno per piante meno esigenti, così inserii Lemna prima e Azolla poi senza risultati, anche loro non riuscivano a svilupparsi.
Allora ultimamente mi sono deciso a costruire una nuova plafoniera led.
Per ora funziona, ma è un prototipo e dovrà essere ottimizzata.
Comunque duro a morire ho da un mesetto inserito nuovamente il mio amato Limnobium, che con la nuova illuminazione e un minimo di fertilizzazione con Flora pride sembra andare bene.
Un altro inconveniente per cui mi sono un pochino agitato è stata la comparsa delle temutissime planarie.
Allora allarmato da alcuni caridinofili sono subito partito con un trattamento di no-planaria.
Ottenendo immediati e positivi risultati eliminando gli ospiti indesiderati, ma gamberetti a parte distruggendo ogni forma di vita animale nella vasca. Motivo per cui difficilmente lo ripeterò, anche perché se non ho capito male non tutte le specie di planarie sono pericolose per le caridine.
Ultima noia è stata una decalcificazione biogena visibile sulle foglie di una anubias, fenomeno dovuto ad una probabile mancanza di CO2 e risolta ravvicinando i cambi ďacqua da 2 a 1 settimana.
Ora sto per aggiungere ľultima tassello al mio progetto iniziale inserendo delle boraras urophtalmoides.